Disagio adolescenziale e ritiro sociale

Disagio adolescenziale e ritiro sociale viene raffigurata una ragazza triste appoggiata alla finestra che guarda in basso con il telefono in mano

Nati e cresciuti in una famiglia affettiva, dove spesso entrambi i genitori lavorano: dal padre simbolico alla madre virtuale, spesso distanti, ma mai soli, nell’epoca delle relazioni «senza contatto corporeo».

Disagio adolescenziale e ritiro sociale negli adolescenti odierni navigano in acque molto diverse da quelle del passato.

Anche dal punto di vista educativo si notano molte differenze:

  • l’espressività
  • la creatività
  • l’intenzionalità.

Queste tre caratteristiche sono molto sostenute: mai più si sente dire «prima il dovere, poi il piacere».

Il livello relazionale

A livello relazionale i ragazzi si trovano immersi precocemente nel gruppo. Devi avere tanti amici, partecipare alle feste sin dall’epoca del nido e scegliere e far capire bene con quali bambini ti trovi meglio.

Genitori e insegnanti non sono più i punti di riferimento, hanno molti più competitor rispetto al passato. I ragazzi si trovano immersi in un bagno di modelli di identificazione sin dall’infanzia.

Anche il contesto ludico ha mostrato molti cambiamenti: i ragazzi si sviluppano all’interno di ambienti virtuali senza limiti e canali televisivi monotematici (cartoni animati 24 ore su 24).

Le trasmissioni televisive promuovono per lo più una competizione travestita da amicizia. Le apparizioni dei personaggi in tv vanno al di là di ogni competenza, orami concetto desueto, gli ospiti vengono scelti in base all’audience.

Confini sempre più labili tra ciò che è intimo-privato e ciò che è pubblico-social: in internet e in tv, nelle relazioni erotiche, così come in occasione della morte e dei funerali (spettacolarizzazione e applausi).

L’adolescente odierno ha bisogno, per non sentirsi solo, di genitori, docenti ed educatori autorevoli, di adulti in grado di farsi carico della complessità che hanno contribuito a promuovere e che non si affidino a slogan che non fanno breccia nella mente degli adolescenti, utili solo a far sentire meno colpevoli e inadeguati e, per questo, di grande appeal editoriale.

Troppi adolescenti soffrono, o restano delusi, dall’incontro con adulti che, dopo aver promosso un’infanzia ricca di stimoli a sostegno della realizzazione del loro Sé nascente, si ritirano di fronte all’adolescenza, si arrendono. Non si può chiedere a figli e studenti di crescere come bambini espressivi e diventare adolescenti colpevoli.

In questo contesto di solitudine, nasce il bisogno profondo di essere sempre in contatto. In tal senso, telefonino e internet rappresentano un “cordone ombelicale virtuale”.

La socializzazione

In pochi anni si è transitati dalla socializzazione e dai giochi di strada alle «piazze virtuali» e ai videogiochi. La mentalizzazione del corpo nella società odierna avviene anche attraverso i videogiochi, che hanno sostituto i giochi e le battaglie di strada.

I conflitti psichici tipici dell’adolescenza sono anch’essi cambiati. Da un passato in cui davanti alle restrizioni dei genitori si generava un conflitto e si manifestava il senso di colpa per aver infranto le regole, si è passati al senso di vergogna per un senso di inadeguatezza, bruttezza, mancanza di popolarità. Il conflitto generazionale da verticale è diventato orizzontale e si è spostato fuori da casa.

In questi contesti di solitudine e difficoltà relazionali si inseriscono le situazioni di ritiro sociale, ben presenti soprattutto nell’epoca post Covid, ove si manifestano fenomeni quali:

  • l’abbandono scolastico
  • la volontaria autoreclusione domestica
  • l’incapacità di relazionarsi dal vero con i propri pari.

I ritirati sociali individuano in internet l’unica possibilità di accesso al sapere (ricerca di informazioni), di simbolizzazione (avatar, giochi di ruolo) e di relazione con gli altri (contatto corporeo mediato).

Vivere virtuale

Il «vivere virtuale» consente di anestetizzare vissuti di tristezza e solitudine, tiene a distanza tollerabile le relazioni con gli altri, le angosce e il senso di inadeguatezza che ne deriva.

Relazioni senza diretto contatto corporeo consentono all’immaginario di prendere parola, offrono un’opportunità all’ideale grandioso, sprezzante e vendicativo di esprimersi, ma comunque nella mediazione con la realtà e le potenzialità dello strumento tecnologico.

Il mondo virtuale svolge una funzione simile a quella dell’amico/compagno immaginario o del custode narcisistico. Adoperati allo scopo di proteggere lo sviluppo di una rappresentazione di sé accettabile, nei periodi di vulnerabilità collegati alle tensioni psichiche evolutive.

In tali evoluzioni dell’adolescenza, ecco che il genitore più che scontrarsi duramente deve incontrare un figlio fragile. Spesso deve rincorrerlo nei territori in cui si è rinchiuso e fornire uno sguardo di sicurezza non giudicante. Per garantire al figlio stesso di potersi fidare senza paura di soccombere e da lì poter riprendere un percorso di crescita che gli consenta di riprendere confidenza con Sé e con il mondo.


Dr. Pietro Nadin
Psicologo Psicoterapeuta
Psicologo forense-Consulente Tecnico di Parte
Coordinatore Genitoriale